L'embossing a caldo è una tecnica di larga diffusione grazie alla semplicità d'uso, alla versatilità d'impiego e all'investimento relativamente modesto richiesto per attrezzatura e materiali...Quindi prima o poi capita a tutti di averci a che fare e sono sempre utili i consigli per ottenere il meglio dalle nostre polverine!
Benchè infatti la metodica d'applicazione sia elementare, può succedere che il risultato non sia quello previsto: la polvere non si gonfia abbastanza oppure si espande troppo o anche non rimane attaccata al foglio e non sempre gli inconvenienti sono dovuti alle nostre scarse capacità...Ho detto non sempre: se impareremo ad essere critici verso noi stessi avremo ancora margini di miglioramento! ;-)
Diamo per scontato, prima di tutto, di preferire polveri da embossing di buona qualità: il consumo di materiale è così limitato che non val la pena di rischiare l'insuccesso acquistando i kits di marche sconosciute reperibili in alcuni supermercati!
Chiarito ciò, vediamo di scoprire insieme quali altri fattori possono influenzare il risultato...
Una cosa alla quale ben pochi prestano attenzione è, ad esempio, la conservazione delle polveri, che sono sensibili all'umidità ambientale e vanno quindi tenute entro contenitori ben chiusi: se abbiamo poco spazio le lasceremo nel barattolino originario, in caso contrario potremo rovesciarle in quelle vaschette di plastica per alimenti, reperibili a poco prezzo nei negozi di casalinghi:
Ma ci sono anche contenitori specifici, con cucchiaio incorporato, prodotti dalle aziende di crafting, il loro utilizzo è analogo a quello delle vaschette alimentari ma il design è più ricercato...e il costo aumenta in proporzione! ;-)
Duplice è il vantaggio di questo sistema di stoccaggio: oltre a risolvere il problema della conservazione ci permette infatti di recuperare la polvere in eccesso direttamente nella vaschetta, evitando i travasi e lo spreco di materiale.
Un altro fattore importante per la riuscita del lavoro è il tipo di inchiostro utilizzato per fissare la polvere e, naturalmente, la scelta più appropriata è quella dello specifico tampone per embossing, che è fatto apposta per incollare la polvere alla carta:
Se non l'abbiamo in casa o se vogliamo realizzare un'embossatura colorata avendo a disposizione solo la polvere trasparente, possiamo comunque utilizzare i comuni tamponi d'inchiostro colorati scegliendo però quelli con un lungo tempo d'asciugatura (ad esempio i Distress Ink Pad) o con densità viscosa (ad esempio i tamponi a pigmento)
Ma se non conosciamo esattamente le caratteristiche del tampone, come possiamo capire se è adatto all'embossing? 0_0
Facile: facciamo una prova su un foglio di "brutta": se, quando ne eliminiamo l'eccesso scuotendo il foglio, la polverina non resta attaccata oppure vola via quando usiamo l'embosser, significa che l'inchiostro usato non è quello giusto! ;-)
Attenzione però a non dare tutto il merito...o la colpa, a seconda dei casi, ai materiali utilizzati, perchè anche noi abbiamo la nostra parte di responsabilità nella riuscita del lavoro! Supponendo infatti di usare tamponi da embossing di pari requisiti, sarà la nostra abilità nel dosare l'inchiostro sul timbro a fare la differenza!
Osservate le tre immagini sottostanti: è evidente che solo quella al centro è degna di essere inserita in un lavoro!
La figura di sinistra è stata ottenuta da una tamponatura troppo leggera e disomogenea, che ha prodotto uno scarso rilievo e che lascia prive di embossatura alcune aree del disegno (segnalate dalle frecce):
Nell'immagine di destra si è invece ottenuto l'effetto opposto, la polvere si è gonfiata troppo, cancellando praticamente i dettagli del disegno, perchè il tampone è stato premuto con forza e strofinato a lungo sul timbro:
In entrambi i casi l'impressione è che la polvere si sia gonfiata troppo o troppo poco ma in realtà è la sua quantità sulla timbrata che è troppa o troppo poca! ;-)
Solo se il tampone viene picchiettato con leggerezza e costanza sino a ricoprire di un velo uniforme l'intera superficie si può ottenere un embossing omogeneo su tutta la timbrata, con la corretta salvaguardia dei dettagli:
Ma c'è un altro pericolo in agguato per i nostri lavori ad embossing: le macchie!
Sì, lo so che vi ho detto che la polvere non aderisce bene se non si usa l'inchiostro adatto...ma a questa regola c'è purtroppo un'eccezione: le macchie infatti hanno la capacità di attaccarsi ovunque, anche dove l'inchiostro non è stato messo, e una volta fissate con l'heat gun non le rimuoveremo più!
Questa caratteristica viene sfruttata per la realizzazione dei cosiddetti background ad effetto noise, che si ottengono spargendo la polverina da embossing (o più polverine in colori diversi) sul foglio di carta e scaldando il foglio con l'embosser dal retro, per non far volar via la polvere:
Se vi piace l'effetto noise fate attenzione ad impiegarlo solo su fogli di cartoncino ad alta grammatura perchè, essendo necessario che l'heat gun stia ben vicino al retro del foglio, su carta sottile, come è spesso quella da scrapbooking, potreste ottenere un antiestetico imbarcamento dovuto all'azione del calore:
Comunque, a parte questi casi particolari in cui il risultato chiazzato è voluto, la regola generale è che le macchie devono stare ben lontane dal nostro lavoro! Ecco perchè va prestata una particolare attenzione, prima dell'embossatura a caldo, che non vi siano residui di polverina sparsi sul foglio.
A scopo preventivo si può trattare la carta con una passata del cuscinetto antistatico:
E' davvero efficace e qualche tempo fa, appena acquistato, lo usavo sempre...Ma poi col passare del tempo, un po' per dimenticanza, un po' per pigrizia (ahiahai!) e un po' per la falsa sicurezza che si acquisisce con l'esperienza, talvolta mi dimentico di passarlo sul foglio...e ovviamente è proprio quella la volta che la polvere si appiccica dappertutto! :-(
Niente panico: in fondo basta avere a portata di mano un pennellino asciutto a setole morbide e la polverina dispettosa viene rimossa! ;-)
E della pistola ad aria calda non ne vogliamo parlare?
Direi che in questo contesto non serve: in tanti anni di pratica l'unica differenza significativa che ho potuto apprezzare tra una marca e l'altra è nella potenza del calore, che può velocizzare o meno l'operazione ma non la influenza, quindi non è un elemento fondamentale nella scelta.
Tuttalpiù c'è da dire che i modelli economici si surriscaldano più facilmente e si bloccano durante l'uso, quindi occorre farli raffreddare per poter proseguire il lavoro, per il resto sia i prestigiosi embosser firmati che gli anonimi embosser di dubbia provenienza funzionano tutti nello stesso modo...semmai si può presumere che quelli più scadenti si rompano prima, quindi se prevedete di farne un impiego intensivo meglio evitare le offerte allettanti di certi supermercati ed investire in un prodotto affidabile!
Ecco, credo non ci sia altro da aggiungere se non che la tecnica di embossing a caldo può offrirci davvero molte soddisfazioni...purchè la si metta in pratica in maniera corretta! ;-)